02 aprile, 2013

Alle origini del coraggio


serpente del grano
serpente del grano

Uno studio...da paura condotto in Israele identifica la zona del cervello dove ha sede il coraggio e apre la strada alla cura delle delle fobie. 
 
Quali sono i meccanismi neurologici che ci spingono a gesti coraggiosi? Perchè alcuni di noi sono disposti a fare l'esatto contrario rispetto a ciò che l'istinto di sopravvivenza suggerirebbe, comelanciarsi in caduta libera da 40.000 metri di altezza o affrontare un serpente a mani nude? Lo spiega un recente studio condotto, con una metodica degna di un film di Dario Argento, da un team di ricercatori israeliani.

Paura strisciante
Yadin Dudai e i suoi collaboratori del Weizmann Institute of Science di Rehovot (Isreaele) hanno voluto analizzare ciò che succede nel cervello quando decidiamo volontariamente di non ascoltare la paura ma di affrontarla apertamente. Gli scienziati hanno somministrato un questionario a un gruppo di volontari e, in base alle risposte, li hanno classificati in coraggiosi o fifoni. Li hanno poi esposti alternativamente alla visione di orso di pezza e di un serpente vivo (un innocuo serpente del grano) chiedendo loro di allontanarli o avvicinarli con un bastone. Durante questa prova il cervello dei volontari è stato sottoposto a risonanza magnetica funzionale per immagini.
Come era prevedibile, sia nei coraggiosi sia nei timorosi ha prevalso l'istinto di sopravvivenza: la quasi totalità dei volontari di entrambi i gruppi ha infatti reagito istintivamente soccombendo alla paura e allontanando il serpente. Ciò che ha sorpreso i ricercatori è stato osservare come chi ha scelto di avvicinare il serpente ha manifestato un più alto livello di eccitazione (misurata analizzando il livello di sudorazione) e un minor livello di paura (misurata in base a un'autovalutazione) oppure una maggior paura e una bassa eccitazione.

Coraggiosi... dentro
L'analisi clinica per immagini ha mostrato come in tutti i casi di coraggio, cioè di coloro che hanno scelto di avvicinare il rettile, ci sia stata un'intensa attività elettrica nell' area subgenuale della corteccia anteriore del cingolo, una zona profonda del cervello situata tra i due lobi. Questa attività non si è manifestata in coloro che hanno reagito senza vincere la paura.
"I risultati del nostro studio chiariscono un aspetto importante del comportamento umano, cioè la sua capacità di superare volontariamente le paure" conclude Dudai.
L'obiettivo del team di ricerca è ora quello di capire come riuscire a stimolare artificialmente questa zona del cervello per aiutare i pazienti affetti da paure croniche e fobie a superare questo problema.

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