16 marzo, 2013

Bugie alla moviola


Come capire se qualcuno mente? Secondo uno psicologo americano è facilissimo: basta chiedergli di raccontare la sua storia dalla fine all'inizio.

Bugie alla moviola
Come capire se qualcuno mente? Secondo uno psicologo americano è facilissimo: basta chiedergli di raccontare la sua storia dalla fine all'inizio.
Fare le domande giuste non è sufficiente: farle a caso (ma in modo scientifico) mette in crisi anche la bugia migliore.

Se vuoi che un bugiardo ti confessi la verità, fagli raccontare la sua versione dei fatti... a ritroso, partendo cioè dalla fine. In questo modo non potrà che tradirsi: parola dello psicologo Albert Vrij, docente all'Università di Portsmouth e uno dei massimi esperti al mondo di "psicologia della testimonianza". La sua teoria è che chi le spara grosse investe parecchie energie per mostrarsi coerente, e per evitare contraddizioni si aggrappa alla narrazione cronologica. Se questa viene ostacolata o impedita, il castello di bugie non regge.

Una volta andavano per le spicce, con gli interrogatori...
Lo stress come alleato 

La spiegazione è semplice. Tutti conosciamo persone particolarmente brave nell'arte dell'inganno, eppure nascondere la verità non è per niente facile. Piccole o grandi che siano, le bugie richiedono sempre uno "sforzo cognitivo", e chiedere a sorpresa un racconto dei fatti che non segua l'ordine prestabilito può produrre parecchio stress. Risultato: aumentano le incongruenze e i nodi vengono al pettine.

I numeri della verità 
Per dimostrare la validità della sua teoria, Vrij ha chiesto a 290 poliziotti di esaminare gli interrogatori in video di 255 studenti, ad alcuni dei quali era stato chiesto di mentire su fatti più o meno importanti. Nella prima fase dell'indagine, condotta in assenza di audio, gli agenti si sono affidati solo alla loro capacità di interpretare il linguaggio del corpo e ai criteri di valutazione comportamentale che usano nella loro professione, come la scarsa collaborazione e il nervosismo. Poi gli investigatori hanno rivisto gli interrogatori completi di audio e, successivamente, anche una ulteriore versione condotta con il metodo dell'intervista al contrario. Sentire la voce dei sospetti ha fatto sì che gli investigatori riconoscessero le bugie nel 42% dei casi (un buon terzo in più rispetto alla percentuale di colpevoli riconosciuti grazie alla sola osservazione comportamentale). Ma i risultati migliori sono arrivati grazie alla nuova tecnica di interrogatorio: i bugiardi sono stati smascherati nel 60% dei casi. 

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