03 ottobre, 2014

Stranezze alimentari per consumatori eco-sensibili

Moda, curiosità ed ecologia: l'industria alimentare a caccia di consumatori fedeli esplora nuove strade, dal consumo totale (bevi il drink, mangia il bicchiere) alle bottiglie da sbucciare e mangiare.

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Happy hour col mojito.
Prima è toccato a una bioplastica australiana di amido di mais e coloranti naturali, ma pare avesse il sapore di pane stantio. Poi sono arrivate le caramelle al burro salato avvolte in una specie di plastica commestibile e dopo ancora, nel 2012, un progetto europeo vinto da un'azienda inglese per creare una confezione per la carne adeguata sia alla conservazione sia a finire direttamente in pentola col suo contenuto.

I nuovi arrivati sono i bicchieri di agar-agar, una gelatina naturale ricavata da alcune alghe. Sono biodegredible (biodegradabili ed edibili), come dicono i loro creatori, due designer americani della Loliware. Bicchieri belli a vedersi e forse anche buoni: pare abbiano il sapore di pompelmo rosa e yuzu (un piccolo agrume asiatico). Si possono mangiare, buttare nel compost o sciogliere in acqua calda, a seconda delle preferenze. Utilizzati nei party, faranno risparmiare sui costi ambientali, ma a quale prezzo! Una confezione da 4 costa 10 euro.


Altri prodotti decisamente mangia&bevi arrivano dal laboratorio di Harvard del bioingegnere David Edwards, che da due anni produce leWikiPearls, membrane saporite (polimeri con molecole di cibo, per esempio cioccolato o semi oleosi) che rilasciano in bocca il loro contenuto: quelle all'uva contengono vino, quelle al pomodoro gazpacho (la tipica zuppa spagnola di pomodoro e verdure crude) e così via.

Edwards si è ispirato alla frutta, che basta lavare e mangiare: non molto diversamente, le sue perle di laboratorio se ne stanno in tasca fino al primo languorino. Il prolifico bioingegnere vuole ora creare unabottiglia da sbucciare come un uovo sodo o mangiare direttamente.

A caccia di una bottiglia edibile sono anche tre studenti dell'Imperial College di Londra, che si sono cimentati con la sferificazione, tanto cara al maestro di cucina catalano Ferran Adrià Acosta: una gelificazione controllata per dare vita a morbide sfere dal contenuto liquido (prima si beve, poi si mangia).

I dubbi sugli involucri mangerecci però non mancano. C'è la questione dell'igiene: come evitare sporco e contaminazioni varie? Bisognerà forse confezionare la confezione mangiabile? E ci sono dubbi anche sulla sostenibilità a lungo termine e sull'aspetto psicologico: quanti se la sentiranno di divorare il bicchiere vuoto o masticare anche la cartadella caramella in nome dell'ecologia?

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