10 ottobre, 2014

11 cose da sapere su Ebola

La guida per capire Ebola e l'epidemia più terribile dai tempi dell'influenza.

  1. Che cos'è il virus Ebola? È un virus estremamente aggressivo, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, come il virus Marburg, che causa problemi simili. Ebola provoca una serie complessa e rapidissima di sintomi, dalle febbri emorragiche al dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale.
    Il materiale genetico è RNA, che va incontro a mutazioni non particolarmente rapide e contiene solo sette geni. Sono stati isolati finora cinque ceppi diversi del virus, di cui quattro sono letali per l'uomo
  2. Quali sono i sintomi? i sintomi di Ebola sono: febbre, forte mal di testa, dolore muscolare, diarrea, vomito, dolori addominali ed emorragie inspiegabili.
    Il periodo di incubazione (dal momento del contagio all'insorgenza dei primi sintomi) va da 2 a 21 giorni. La morte è fulminante e sopraggiunge nello stesso periodo (2-21 giorni).
  3. Da dove proviene Ebola? Il cosiddetto serbatoio naturale del virus sono molto probabilmente le volpi volanti, grossi chirotteri che mangiano frutta e abitano le foreste tropicali; si pensa che il virus "viva" all'interno di questi animali da moltissimo tempo perché Per arrivare all'uomo il virus potrebbe essere passato dalle volpi volanti alle scimmie, o altri animali della foresta, e infine all'uomo attraverso il fenomeno del bush-meat, cioè la carne ricavata da animali selvatici come antilopi o scimpanzé.  Il fenomeno si è aggravato da quando compagnie occidentali e cinesi sono penetrate nella giungla per il disboscamento e la ricerca di fonti di minerali. Mangiando la carne di questi animali gli uomini possono essere rapidamente contagiati.
  4.  Quando è stato scoperto? La prima scoperta del virus risale al 1976, in Congo e Sud Sudan. Di solito il virus è molto infettivo e virulento, e quindi se colpisce una o due persone di un villaggio si diffonde con estrema rapidità e "consuma" tutte le persone che colpisce.
    In questa foto del 1976, una delle suore olandesi della missione in Zaire davanti alle tombe dei colleghi e pazienti morti nella prima epidemia (conosciuta) di Ebola.
  5. Come si trasmette Ebola? La trasmissione del virus è molto rapida, attraverso i fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche attraverso le lacrime o la saliva, il vomito o le feci e il contatto con aghi o coltelli usati dall'ammalato. Di solito questi virus non si trasmettono attraverso l'aria ed è probabile che la trasmissione possa avvenire anche attraverso i rapporti sessuali
  6.  È il più pericoloso virus conosciuto? Ebola ha una percentuale di fatalità del 68% tra le persone colpite (vedi tabella a fondo pagina). Pur essendo mortale non è riuscito a diffondersi al di fuori dei villaggi in cui è scoppiata l'epidemia, fermato solo dalla fatto che colpiva regioni e agglomerati remoti e isolati. Qui spesso uccideva la maggior parte della popolazione e l'isolamento e la mancanza di strade rendeva facile iniziare una quarantena. Per questo l'arrivo in una città popolosa e con rapidi collegamenti con l'esterno potrebbe essere molto preoccupante. Le condizioni di una grande città sono ideali per la trasmissione di un virus così aggressivo. Nella foto, una squadra di sanitari seppellisce un morto di Ebola in Liberia.
  7. C'è una cura o un vaccino per Ebola? Non esistono cure o vaccini, anche se ci sono stati tentativi con la trasfusione di individui colpiti ma sopravvissuti. Sono alla studio metodi estremamente avanzati, come la cosiddetta tecnologia antisenso o il farmaco sperimentale Zmapp, ma non si hanno ancora risultati clinici.

    A oggi - quando le vittime vengono immediatamente idratate, nutrite e curate con appositi farmaci antipiretici - c'è comunque una probabilità di sopravvivenza, come è successo a due medici a cui è stato somministrato in via eccezionale il farmaco Zmapp ma soprattutto curati negli Stati Uniti con farmaci antipiretici e reidratati.
  8. Perché quest'epidemia è più terribile delle altre? Il virus non è cambiato, ma sono mutate le condizioni in cui agisce. Nel 2014 in Africa si viaggia molto di più. Con i moderni sistemi di trasporto è possibile coprire centinaia di km per andare a trovare un parente malato: così è più difficile isolare i pazienti, mentre si moltiplicano le possibilità di contagio. Ebola, inoltre, ha raggiunto città densamente abitate e interessa ora un'area molto estesa e popolosa: circa 430 mila km quadrati, abitati da 22 milioni di persone. Una seconda causa risiede nel fatto che in questa zona dell'Africa è usanza lavare il corpo del defunto prima della sepoltura: un rito che facilita il contatto dei parenti i fluid icorporei del morto.         Nella foto, James Dorbor, 8 anni, viene trasportato nell'ospedale di Monrovia. È morto pochi giorni dopo.
  9. È vero che Ebola potrebbe mutare e diffondersi anche per via aerea? l'ipotesi del cambiamento nelle modalità di trasmissione del virus Ebola non ha per ora nessun fondamento, e trova poche evidenze anche nella storia delle epidemie virali. È vero che Ebola - come tutti i virus - è soggetto a modificazioni genetiche, ma queste non sono mai tali da determinare un cambiamento delle caratteristiche di trasmissione. Per diventare trasmissibile per via aerea, Ebola dovrebbe iniziare a replicarsi nelle cellule delle vie respiratorie dell'ospite. Ma il virus per sua natura non è interessato a questa parte del corpo: colpisce vasi sanguigni e il fegato.
  10. È vero che dopo molto tempo i patogeni perdono la loro virulenza? (parte 1) È una specie di leggenda urbana, perché si pensava che un virus o un batterio si evolvesse in modo da essere sempre meno virulento più a lungo dura il suo rapporto con l'ospite. Ma il danno che un virus o un batterio infliggono all'ospite dipendono da molti fattori, in particolare la facilità di trasmissione. La cosiddetta "ipotesi del compromesso" suggerisce che il patogeno debba stare in equilibrio tra il tempo in cui è in grado di stare in un ospite e la velocità di trasmissione. In breve, il danno che si crea all'ospite e la trasmissione debbono esser bilanciate per massimizzare la diffusione.
  11. È vero che dopo molto tempo i patogeni perdono la loro virulenza? (parte 2) Un patogeno che si trasmette attraverso l'aria (sia autonomamente sia attraverso vettori come gli insetti) è molto facile che non divenga affatto più "buono" col tempo, ma rimanga estremamente dannoso; questo perché può spostarsi da un ospite all'altro anche se il colpito è fermo a letto, malato. Le specie che si trasmettono per fluidi corporei o in generale attraverso il contatto diretto hanno bisogno che l'ospite si muova e incontri altri "contagiabili" e quindi non devono creare troppi danni agli ospiti stessi. È stato dimostrato che aumentare la difficoltà di trasmissione diminuisce anche la virulenza di un virus.

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