Ma per vivere a lungo ci vuole anche carattere. Non un carattere qualunque: una personalità estroversa, ottimista, empatica. Lo svela un recente studio pubblicato su Aging, condotto dai ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine e della Ferkauf Graduate School of Psychology della Yeshiva University.
La ricerca, Positive attitude towards life and emotional expression as personality phenotypes for centenarians, riporta i risultati dell’Einstein’s Longevity Genes Project, condotto su un campione di 500 ebrei over 95 e su 700 tra i loro figli e nipoti. Chi esprime apertamente le sue emozioni, anche quelle considerate negative (a torto, ricordate che bisogna sempre esprimere ogni emozione), chi ha un atteggiamento positivo verso la vita, si confida con gli altri, ha una rete sociale ampia e reputa importante ridere e divertirsi, vive più a lungo, è meno a rischio di nevrosi, disturbi psicologici ed è più consapevole. Sembra la scoperta dell’acqua calda. In realtà c’è di più.
Alcuni di questi tratti sono ereditabili: i fenotipi di ottimismo, apertura mentale, condivisione delle emozioni. Inoltre, ed è un dato certamente più inedito ed interessante emerso dallo studio, la personalità può cambiare, anche tra i 70 ed i 100 anni. Insomma, c’è ancora speranza di modificare il proprio atteggiamento verso la vita, a qualsiasi età. Certo, in questo caso non si trasmette alla prole una personalità ottimista.
Ad ogni modo conosco persone da sempre burbere che si sono addolcite invecchiando, imparando a ridere, a non prendere tutto troppo sul serio e ad essere più concilianti con gli altri. Per la serie, non è mai troppo tardi per migliorarsi, concedendosi qualche sorriso e… qualche anno di vita in più!
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