del fatto che non è solo Peter Higgs che rischia di vincere il Nobel per la fisica ma che la compagnia è più vasta e comprende François Englert e Robert Brout (l’unico che non c’è più, scomparso il 3 maggio dello scorso anno) da una parte, Richard Hagen, Tom Kibble e Gerald Guralnik dall’altra, due gruppi giunti in maniera indipendente a conclusioni simili a quelle di Higgs. Attenti alle date: Higgs pubblica il suo lavoro nell’ottobre 1964, Englert e Brout l’avevano già fatto ad agosto dello stesso anno e, per ultimi, a novembre, si erano fatti vivi Hagen, Kibble e Guralnik. Si accettano scommesse comunque e gli allibratori danno vincenti i primi due con pochi dubbi, tanto che se andate in Francia non dicono mica bosone di Higgs, no, ma meccanismo di BEH (beh, dicono pure ordinateur e non l’hanno inventato loro, il computer).
C’è una storia però meno nota che coinvolge altri due fisici molto importanti, Alexander Polyakov e Sasha Migdal, figlio di Arkadii. Polyakov e Migdal sono amici, entrambi studenti al Moscow Physical Technical Institute e allievi di Arkadii e Lev Landau, amici e rivali a loro volta. Polyakov vi entra nel 1961, a 15 anni, ed il primo esame che supera è proprio quello di Landau, meccanica quantistica.
Proprio nel 1961 viene pubblicato su Physical Review ed in due parti un lavoro fondamentale di Yoishiro Nambu e Giovanni Jona-Lasinio, “Dynamical Model of Elementary Particles Based on an Analogy with Superconductivity”, una teoria che introduce il concetto di rottura della simmetria nelle interazioni tra le particelle che compongono i nuclei. Migdal padre suggerisce al figlio e all’amico di occuparsene e i due non si lasciano pregare. All’inizio del 1964, non ancora ventenni, inviano i risultati del loro lavoro, un articolo dal titolo “Spontaneous symmetry breaking of strong interaction and absence of massless particles”, al Journal of Experimental and Theoretical Physics (JETP) ma viene rifiutato. L’articolo contiene quello che, in buona sostanza, scoprirà Higgs qualche mese dopo e verrà pubblicato, dopo parecchie discussioni, solo nel 1966.
Racconta Sasha Migdal: “Siamo stati rasi al suolo a ogni seminario in cui abbiamo cercato di presentare questo lavoro. La cosa più inquietante è che nessuno si sarebbe mai messo a discutere con noi sul tema – la semplice menzione di “rottura spontanea della simmetria” provocava sane risate che chiudevano la conversazione” (clic).
E allora, ogni volta che pensate al maledetto bosone, tenete nella vostra mente un piccolo spazio per Alexander e Sasha, che il Nobel per questa storia non lo prenderanno mai.
P.S. Nella foto in alto (che trovate qua nel sito di Migdal) si riconoscono Arkady Migdal, Sidney Drell, Vladimir Gribov, Sasha Migdal, Leonid Strickman, Leonid Frankfurt, Lev Okun, e un altro signore che invece non ha nome. È la fine degli anni settanta e stanno giocando al push-game, a spingersi insomma. Fisici.
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