Nel mondo hi-tech, la superstizione è viva e vegeta. Basta pensare a come trattiamo, alla stregua di reliquie medioevali, alcuni manufatti tecnologici. Un esempio recente è l’aura sovrannaturale che si manifesta nelle commemorazioni dell’11 settembre e nella trasformazione in reliquie dei reperti di quel disastro. La produzione di massa ha il suo punto di forza e la sua genialità nel fatto che, a differenza dell’irregolarità delle creazioni realizzate da un artigiano, la macchina riesce a produrre copie identiche ed economiche di qualsiasi invenzione. Appena capiamo come lavorare un pezzo di acciaio, le nostre fabbriche ne producono a milioni. Appena realizziamo il prototipo di una macchina per scrivere, le nostre aziende possono fabbricare i cloni di quella macchina per scrivere in migliaia, persino milioni, di copie.
Ma, se uno scrittore famoso ha usato una di quelle macchine per scrivere, quell’esemplare assume un’aura speciale.Le macchine per scrivere dello scrittore Ernest Hemingway (ne ebbe più d’una), ad esempio, sono trattate come reliquie. Si trovano sotto vetro, in teche da cui i visitatori sono tenuti a distanza, delimitate da un cordone. Non solo: è vietato toccarle, sono diventate meta di pellegrinaggio e valgono oltre 100.000 dollari. In realtà, la macchina per scrivere venerata non è affatto diversa da altri milioni di macchine per scrivere prodotte alla catena di montaggio. E l’unico elemento di prova che la macchina oggetto di culto sia appartenuta a Hemingway è il fatto che c’è qualcuno che lo sostiene. In altre parole bisogna fidarsi di chi ha detto che si tratta proprio di quella lì. Insomma: è speciale proprio nello stesso modo di un’antica reliquia: perché l’ha detto qualcuno. Ma è davvero una delle macchine per scrivere di Hemingway?
Le reliquie sono un elemento comune a tutte le principali religioni del mondo. L’islam venera la spada di Alì e il bastone di Mosè. Il buddismo ha eretto enormi monumenti, gli stupa, per conservare minuscoli frammenti di reliquie del Buddha, inclusi i denti. In epoca medioevale, si veneravano le schegge della croce su cui era stato crocefisso Gesù. Si credeva che questi frammenti di legno dall’aspetto assolutamente comune avessero poteri magici perché erano stati indirettamente a contatto con il corpo di Gesù. La sola prova che le cose fossero andate effettivamente così era un’affermazione tramandata con il passaparola. Il frammento di legno in sé era normale in tutto e per tutto, anche se apparteneva alla vera croce.
La logica della reliquia è sovrannaturale. Secondo gli esperti, il potere della reliquia è dovuto alla “potenza mistica che emana dalla persona o dall’oggetto sacro”, una potenza che a sua volta si trasmette agli oggetti e alle persone che ne vengono a contatto. Questa magia della reliquia funziona a pieno ritmo nel mondo dei collezionisti di moderne celebrità: il disco di hockey da 3 dollari usato nel match che è valso alla Svezia la medaglia d’oro olimpica nel 2010 è stato venduto per 13.000 dollari grazie alle “proprietà esclusive” che aveva acquistato durante quella partita. La palla da baseball colpita da Barry Bonds per stabilire il nuovo record di 762 “fuori campo” era talmente ricercata per le sue caratteristiche speciali da essere venduta per 376 mila dollari. E materialmente la palla non aveva nulla di diverso da qualsiasi altra palla da baseball usata nella Major League di baseball, che chiunque può comprare a 17 dollari.
Nelle reliquie e negli oggetti da collezione, la provenienza è un concetto fondamentale. Si forma una catena di affermazioni sulle precedenti proprietà. Tra credenti e collezionisti ci sono spesso discussioni sulla particolare provenienza di una reliquia. Ma se la provenienza è autentica, la sua particolarità non viene mai messa in discussione. I collezionisti di prodotti fabbricati in serie usati da personaggi famosi credono che il manufatto industriale che hanno per le mani contenga veramente o emani lo spirito mistico o soprannaturale del personaggio famoso che lo possedeva. È come se la fama o la grandezza fossero contagiose. Il potere speciale dell’atleta, della star del cinema o dell’artista si trasmette attraverso 2 livelli di contatto. Eppure la provenienza in sé non spiega perché attribuiamo un significato speciale al manufatto o al clone. La ragione per cui questo clone diventa speciale solo perché una persona famosa l’ha toccato, ci ha dormito dentro o è andata a sbatterci contro, non può che essere magica. La penna usata per firmare la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, la chitarra suonata da Bob Dylan o la palla colpita da Barry Bonds, possono diventare davvero speciali solo se a questi oggetti tecnologici attribuiamo un potere magico soprannaturale e contagioso.
Il decimo anniversario della tragedia dell’11 settembre è stato accompagnato da una campagna ufficiale che aveva il compito di attribuire un potere soprannaturale alle macerie del World Trade Center. I pezzi di acciaio contorto recuperati dal sito delle torri rase al suolo sono stati trattati come reliquie sacre: sono stati portati in lunghi cortei per essere esposti al pubblico, mentre il luogo del disastro è stato definito “luogo sacro”. Leggete il testo del quotidiano britannico Daily Mail sulle celebrazioni. I cronisti usano il termine “reliquia”con grande leggerezza:
«Nell’hangar 17 dell’aeroporto JFK, gli ufficiali della caserma dei vigili del fuoco di St James, New York, salutano un pezzo di acciaio proveniente dal World Trade Center mentre viene issato per essere portato via. A circa 600 miglia di distanza, in California, centinaia di persone si riuniscono per accogliere un oggetto prelevato sul luogo dell’11 settembre e riportato da sette vigili del fuoco della caserma di Brown City. Organizzato dall’autorità portuale di New York e del New Jersey, lo “Steel Program del World Trade Center” si propone di distribuire alle caserme dei vigili del fuoco e ai musei di tutta l’America i resti d’acciaio rimasti dopo la tragedia. Bill Baroni, vicedirettore esecutivo dell’autorità portuale, ha riferito al Boston Herald: “Per questa agenzia, si tratta di una missione sacra. Queste scene si ripeteranno in tutto il Paese nelle prossime settimane, quando i vigili del fuoco si avvicenderanno per portare a casa le reliquie”.»
Eppure l’acciaio arrugginito è solo materiale da buttar via, lo stesso acciaio arrugginito di una vecchia trave abbandonata in un deposito di rottami. Non presenta qualità uniche tangibili o visibili. D’accordo, c’è una lunga e complicata catena rituale di elementi di prova per stabilire la provenienza di queste travi d’acciaio e indurci a credere che in qualche modo possiedano proprietà speciali invisibili alla scienza. Ma non si distinguono da altre macerie con resti di acciaio accartocciati e arrugginiti. Immaginiamo che qualche buontempone abbia scambiato una di quelle travi di acciaio con un’altra proveniente da un altro edificio crollato e abbia mandato la trave falsa a sfilare per tutto il Paese. Immaginiamo che nessuno abbia scoperto il gesto eversivo. Farebbe differenza?
Per molte persone sì. E non solo perché si tratta di un falso ma anche perché credono veramente che gli oggetti possano trasmettere l’aura dell’essere umano che li ha usati. In questo caso, l’acciaio trasmette il coraggio dei vigili del fuoco che hanno soccorso e salvato e l’innocenza dei civili che hanno perso la vita. Però possono trasmettere anche i pidocchi. C’è chi crede che indossare un maglione di Hitler sia una pessima idea, mentre dormire nella stanza (completamente ristrutturata) che fu utilizzata da Abramo Lincoln sia una buona idea. Questo è pensiero magico.
Conservare vecchi oggetti ha un suo valore. I musei che li collezionano, ad esempio il Computer History Museum (il museo della storia del computer), presentano sia prototipi originali, sia unità in fase di produzione che racchiudono informazioni e lezioni di storia di grande valore. Ma non importa (o non dovrebbe importare) chi li ha toccati o usati in passato. I manufatti industriali non possono essere reliquie: sono tutti cloni.
Pochi di noi sono immuni da questa forma di pensiero magico. Chi non terrebbe l’orologio di papà o la collana della mamma come ricordi di famiglia? E chi non si sentirebbe tradito se qualcuno li sostituisse con una copia identica proveniente dallo stesso lotto di produzione? C’è qualcosa di diverso, perché l’esemplare che papà portava al polso o la mamma attorno al collo in qualche modo hanno assorbito qualcosa di loro. Qualcosa di non tangibile, qualcosa di spirituale e ineffabile che un altro pezzo non avrebbe.
Naturalmente non c’è alcuna differenza da altri oggetti dello stesso modello, e questo è il motivo per cui diamo tanta enfasi alla provenienza (“appartiene da sempre alla nostra famiglia!”). In fin dei conti, un manufatto tecnologico che ha una storia rappresenta una di quelle zone franche del mondo moderno nelle quali la superstizione continua a manifestarsi liberamente.
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