27 giugno, 2012

Google crea il cervello umano con computer neurali: come funziona e risultati ottenuti



Il super computer di Google assembla 16.000 processori e potrebbe essere in grado di imitare certe funzioni dei neuroni umani.




A Google X, la sezione più sperimentale dell'azienda di Mountain View, non stanno certo con le mani in mano: di qualche mese fa era la notizia (con relativo video) di Project Glass, gli occhiali per la realtà aumentata che, secondo alcune fonti, potrebbero essere messi in commercio già a partire dal 2013. Poi erano arrivati gli esperimenti sulle auto che si guidano da sole. Ma i progetti su cui stanno lavorando nei laboratori di Google sono tanti, anche se probabilmente non verranno presentati
durante il tradizionale appuntamento di Google I/O dedicato agli sviluppatori, in cui a farla da padrone saranno tablet e smartphone e la nuova versione di Android.



L'ultimo progetto di cui si ha notizia sembra essere qualcosa di davvero importante: nei laboratori di Google X, infatti, hanno messo insieme ben mille unità operative con 16.000 processori, assemblandoli in un super computer e in una grandissima rete neurale. Lo scopo? raggiungere un nuovo livello di intelligenza artificiale. A questo super computer sono stati dati in pasto dieci milioni di video di YouTube, con una selezione del tutto casuale e senza nessun intervento umano.    Il computer ha 
scandagliato questi video, selezionando le informazioni in essi contenute e suddividendole in categorie grazie all'algoritmo che lo regola. Il risultato sembra essere sorprendente: l'algoritmo ha riconosciuto i volti umani con un livello di accuratezza dell'81,7%, le parti del corpo  (76,7%) e (sorpresa!) i gatti con un livello di precisione del 74.8%. Farà sorridere molti utenti della Rete il fatto che il super computer creato per lavorare sull'intelligenza artificiale abbia un tasso di 
attenzione così alto proprio per i gattini, da sempre un meme ricorrente di Internet.   



Quali sono le frontiere possibili per un esperimento di questo tipo? Difficile dirlo, ma il meccanismo secondo cui l'algoritmo ha selezionato e suddiviso le immagini in categorie potrebbe essere simile a quello di alcuni neuroni umani. E allora, a trenta anni dalla prima proiezione di Blade Runner, la possibilità che vengano creati dei replicanti sembra avvicinarsi un po' di più. 












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