26 giugno, 2012

Altre evidenze di ghiaccio sulla Luna


Il cratere da impatto Shackleton si trova nei pressi del polo sud della Luna e prende il suo nome, dall’esploratore antartico Ernest Henry Shackleton. Il suo diametro è di circa 21 km ed è profondo 4,2 km. Data la minima inclinazione dell’orbita lunare rispetto all’eclittica (solo 5°), il suo interno è continuamente immerso nell’oscurità, al contrario dei rilievi distribuiti lungo il bordo, illuminati dal Sole per l’80-90% del tempo.
La continua mancanza di irraggiamento solare fa sì che la temperatura interna si mantenga costantemente al di sotto dei -180 °C, una temperatura che può permettere il mantenimento di depositi di ghiaccio d’acqua per un lunghissimo tempo.
Il cratere lunare Shackleton il cui interno non viene mai illuminato dal Sole. A sinistra, il modello altimetrico in falsi colori, a destra l’immagine in colori reali. (NASA/Zuber et al., Nature, 2012)
Adesso, grazie ai dati raccolti dalla sonda della NASA Lunar Reconnaissance Orbiter(LRO), che dal giugno 2009 è in orbita attorno alla Luna, risulterebbe che il materiale presente all’interno di questo cratere potrebbe essere rappresentato sino al 22% da ghiaccio d’acqua. 
Quando un gruppo di ricercatori della NASA ha analizzato i dati raccolti dal laser-altimetro di LRO (più di 5 milioni di misurazioni), ha trovato che il fondo del cratere Shackleton riflette in maniera più efficace i segnali laser rispetto ad altri crateri che si trovano nella regione del polo sud lunare. Questi dati sono consistenti con la presenza di piccole quantità di ghiaccio preservato in questo gelido anfratto lunare mai illuminato dal Sole.

Oltre alla possibile presenza di ghiaccio il team della NASA ha rilevato che il cratere appare molto preservato, nonostante la sua età sia stata stimata in circa 2-3 miliardi di anni. Il fondo è butterato da molti altri piccoli crateri da impatto, che possono essersi formati a seguito della ricaduta di frammenti di grosse dimensioni prodotti al momento dell’impatto che dette origine al cratere Shackleton.
Ma oltre al fondo, dove responsabile dell’alta riflettività potrebbe essere la presenza di ghiaccio, anche le pareti appaiono molto riflettenti. La soluzione a questo enigma potrebbe risiedere nei terremoti lunari (“moonquakes”), prodotti, per esempio, dall’impatto di qualche corpo cosmico sulla superficie lunare, che avrebbero provocato delle frane sulle ripide pareti del cratere, a seguito delle quali sarebbe stato messo alla luce del materiale più chiaro e riflettivo, sottostante a quello franato, forse contenente una certa quantità di ghiaccio.
In questo breve filmato la visualizzazione dell’interno del cratere da impatto Shackleton ottenuta dai dati del laser-altimetro della sonda LRO: http://youtu.be/lVivBNlg9z8  

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